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Rassegna stampa

 
Il Piccolo
08/06/2015
Sale l'utile del sistema Bcc. La sfida dell'autoriforma
GORIZIA «Il problema non sono tanto i modelli economici, quanto le persone con le loro motivazioni, i loro comportamenti e le loro debolezze». Giuseppe Graffi Brunoro fa quadrato e difende il sistema cooperativo. All’assemblea della Bcc regionale organizzata al Conference centre di Gorizia, il presidente federale del Friuli Venezia Giulia ha preso le distanze dai casi di Latterie friulane, Coop Operaie Trieste, CoopCa e dagli altri scandali nazionali. «Riteniamo che situazioni singole, per quanto estese e dolorose, non debbano inficiare la percezione e la validità del modello cooperativo che, in questi anni, ha contribuito, per la sua funzione anticiclica, a fronteggiare la crisi», ha detto Graffi Brunoro ribadendo anche come la cooperazione («quella vera«) sia in grado di dare risposte concrete ai bisogni della società. La relazione annuale ha evidenziato un quadro che, pur inserito nella crisi, presenta «delle situazioni patrimoniali decisamente sopra la media». I dati 2014 del sistema Bcc del Friuli Venezia Giulia sono stati riassunti dal direttore generale Giorgio Minute. La massa operativa gestita dalle quindici Banche di credito cooperativo è cresciuta del 3,38% su base annua, arrivando a superare i 13,7 miliardi di euro. La raccolta globale si è portata a 8,5 miliardi (+5,15%), evidenziando una crescita del 4,28% nella componente della raccolta diretta (6,2 miliardi, pari a una quota di mercato del 18,6%) e del 7,52% nella raccolta indiretta (2,4 miliardi), trainata dalla componente del risparmio gestito. Gli impieghi - pari a 5,2 miliardi - hanno registrato un aumento dello 0,59% (con una quota di mercato del 16,78%). Nel corso del 2014 sono stati erogati nuovi finanziamenti a medio-lungo termine per 709 milioni, di cui 140 milioni per mutui casa. L’utile netto d’esercizio aggregato è risultato pari a 26 milioni di euro (+32,70%). L’ammontare dei crediti a sofferenza, pari a 304 milioni di euro, e il totale degli incagli, pari a 214 milioni, sono saliti, rispettivamente, del 10,51% e del 18,99%. In termini di incidenze percentuali sugli impieghi, su base annua, le partite deteriorate sono passate dal 9,68% al 10,54%, in crescita soprattutto per famiglie produttrici e imprese. Percentuali che - è stato evidenziato -, «comunque, rimangono nettamente al di sotto del restante sistema bancario e delle Bcc italiane, anche in ragione del portafoglio crediti caratterizzato da un miglior frazionamento sia dimensionale che settoriale». Nel 2014, inoltre, con 3,2 milioni di euro, sono state sostenute oltre 4mila iniziative “socialmente responsabili” (in campo culturale, sanitario, sportivo, educativo); sono stati aperti oltre 20mila nuovi conti correnti, e i soci sono cresciuti del 3,7% arrivando quasi a quota 65mila. Stabile invece l’occupazione. «La crisi non ci risparmia, ma non ci trova impreparati o passivi - ha ribadito il presidente della federazione regionale -. Oltre alla presenza attiva e capillare sul territorio, anche nel 2014 il Credito cooperativo del Friuli Venezia Giulia si conferma come una componente del sistema bancario ben patrimonializzata. Tutte le 15 Bcc, che rappresentano il 26,8% dell’intera rete bancaria territoriale, dispongono di coefficienti di patrimonializzazione largamente superiori ai limiti minimi prescritti dalla normativa e ai requisiti patrimoniali delle Bcc italiane e dell’industria bancaria». Nel corso dell’assemblea, alla quale hanno partecipato anche il presidente nazionale di Federcasse Alessandro Azzi e il presidente di Iccrea Giulio Magagni, si è parlato ampiamente dell’autoriforma a cui il sistema è chiamato. «Continua a prevalere la logica di norme uguali per tutti dimenticando che le banche non sono tutte uguali e non hanno tutte le stesse finalità», è stata la puntualizzazione di Graffi Brunoro che nel processo di cambiamento ha individuato cinque elementi imprescindibili da tenere in considerazione: regole di governo coerenti con la matrice cooperativa; strumenti di coesione fra le Bcc di ciascuna regione in grado di attenuare i rischi di autoreferenzialità dei manager con ruoli esecutivi; strumenti di prudente apertura a capitali esterni (ma mai tale da portare le Bcc in minoranza); contratti di coordinamento che riconoscano a ciascuna Bcc spazi di autonomia direttamente proporzionali alla qualità della gestione; ed, infine, meccanismi di rinnovamento adeguati con stringenti criteri di scelta della classe dirigente del sistema. (ste.bi.)