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UDINE. «Per noi la finanza utile è l’antidoto e l’antitesi alla finanza creativa mentre ci serviamo della prossimità ai mercati locali in funzione anticiclica». È la sintesi di quanto affermato da Alessandro Azzi, presidente nazionale di Federcasse, intervenendo alle celebrazioni – tenutosi ieri mattina nell’auditorium della Regione in via Sabbadini a Udine alla presenza dei rappresentanti delle 16 Bcc regionali e di numerosi operatori del settore – del 40º anniversario di fondazione della Federazione delle Banche di credito cooperativo del Friuli Vg che hanno una solidità – come dimostrato da un’economista di Prometeia – doppia rispetto al sistema nazionale: dai bilanci delle Bcc regionali emerge infatti un dato medio del rapporto tra patrimonio di vigilanza e Rwa (che è la sommatoria della attività di prestito ponderate per il rischio) del 21,4% contro una media della Federazione nazionale che si attesta al 15,6% e del sistema bancario nazionale del 10,4%.
Ultima nata delle 15 italiane unendo, il 14 dicembre del 1968, 36 Casse rurali e artigiane, all’epoca la Federazione raccoglieva 18 miliardi di lire e aveva impieghi per meno della metà di questi. Oggi, con 43mila soci, 1.370 dipendenti, una raccolta pari a 4,5 miliardi di euro e obbligazioni per 1,7 miliardi di euro, la Federazione delle Bcc del Fvg ha conquistato il 18,8% del mercato regionale. «Restando – come ha voluto sottolineare il suo presidente Italo Del Negro – l’unico sistema di banche realmente possedute dalla gente di questa regione».
Ma tra le scenografie riuscite e imponenti predisposte da Unidea e Conexa, la presentazione di un mosaico creato da Maria Eterna Baratta della Scuola Mosaicisti di Spilimbergo che rappresenta la rete del credito cooperativo, l’emozione dei ricordi, ciò che si aspettavano i presenti erano delle indicazioni per ciò che il domani riserva al credito cooperativo, in regione e in Italia. A rispondere ci ha pensato il presidente di Federcasse Alessandro Azzi «Ciò che ci aspetta lo sintetizzo in cinque parole chiave: tempo, crisi, mutualità, territorio e futuro».
Il tempo ha dimostrato nella crisi il primato dell’economia reale sulla finanza creativa e ha portato alla luce alcuni insegnamenti cardine: «Che le grandi dimensioni non sono un bene assoluto – ha dichiarato Azzi –, che la concentrazione sui risultati è doverosa, ma l’eccesso di attenzione sul breve termine è nocivo, che i fondamentali devono restare fondamentali, che è incontestabile il primato dell’attività manifatturiera, della piccola impresa, del localismo e delle banche locali».
Per le Banche di credito cooperativo, stando alle parole del suo presidente nazionale, la finanza deve restare uno strumento per lo sviluppo, affiancato a un altro cardine: l’economia mutualistica. «Dal ’93 a oggi i soci delle Bcc sono cresciuti del 153% raggiungendo a giugno 2008 quasi un milione di presenze – ha dichiarato Azzi -. E questo perché abbiamo sempre incrociato le tre mutualità fondamentali: verso le persone, il territorio e verso la rete del credito cooperativo». Con delle ulteriori parole chiave: dare valore al risparmio senza badare alla sua grandezza, sostenere la formazione e creare alleanze con le categorie professionali investendo in infrastrutture.
Un ruolo sostenibile solo a partire dalla fiducia accordata dal mercato, come ha dichiarato Chiara Fornasari, economista di Prometeia, che ha ricordato il rapporto citato all’inizio. «È a partire da questo – ha concluso Azzi – che penso al nostro domani così: il futuro non si prevede, ma si fa, si intraprende e non si attende».
Alessandro Montello